Capitano di fregata gay reintegrato

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L'ufficiale su un sito di incontri per gay punito, ora il Tar gli restituisce i gradi
Il capitano era stato sospeso per le sue foto osé sul web. Ma il tribunale regionale accoglie il ricorso contro la Difesa: "Non è stata lesa l'immagine della Marina militare"
di MARCO PREVE

Restituite i gradi al capitano di fregata, punito per aver pubblicato le sue foto su un sito Internet per incontri sessuali gay. Lo ordinano i giudici del Tar di Genova al ministero della Difesa con una sentenza riguardante un ufficiale in servizio in Liguria.

Accolta la tesi del difensore del capitano. L'avvocato Daniele Granara, ha sottolineato come il comportamento dell'ufficiale non abbia arrecato "nessuna lesione all'immagine e al prestigio della Marina Militare".

La vicenda ha inizio circa un anno fa e la fase disciplinare si conclude nel febbraio del 2011 con la sanzione più pesante: "Perdita di grado per rimozione". La commissione ritiene che la sua condotta abbia pregiudicato "il senso di responsabilità, con i doveri attinenti al giuramento prestato ed al grado rivestito, nonché con i doveri di correttezza ed esemplarità propri dello status di miliare", e si sarebbe manifestata nella "pubblicazione su un sito Web, di libero accesso agli utenti, di fotografie che ritraevano l'incolpato in pose equivoche contenenti l'offerta di prestazioni sessuali".

Tra i i motivi del ricorso, è quello strettamente collegato alle libertà personali che ha portato all'annullamento della sanzione e al reintegro del capitano. Il comportamento censurato sarebbe "espressione delle proprie inclinazioni sessuali, strettamente attinente alla vita privata e" soprattutto "non avrebbe avuto alcun riflesso sullo svolgimento del servizio né
sullo status di ufficiale".

La tesi difensiva sostiene che il capitano abbia sempre tenuto separate la professione dalle sue preferenze sessuali. Nessun riferimento alla sua vita pubblica compariva nei messaggi che accompagnavano le foto esplicite sul sito gay. Vero è che l'ufficiale aveva pubblicato il suo numero di cellulare, ma lo stesso inquirente che ne aveva chiesto la condanna aveva ammesso che senza la sua specifica ammissione "avrei avuto difficoltà ad identificarlo".

Il Tar, inoltre, pur riconoscendo la discrezionalità di giudizio del corpo contesta che sia stata applicata al capitano la pena più alta, ricordando che avrebbero potuto essere comminate sanzioni "maggiormente adeguate".

Implicitamente, dalla sentenza emerge come l'omofobia possa essere stata una componente del procedimento disciplinare. "La circostanza - scrive il Tar ligure - che il comportamento censurato attenga all'inclinazione sessuale odiosamente e scandalosamente palesata dal ricorrente, non depone affatto per la gravità tout court dei fatti addebitati" e poi ricorda che la legge sulla parità di trattamento in materia di condizioni di lavoro, anche nelle forze armate non tollera discriminazioni per "handicap, età, religione, convinzioni personali e, per quel che qui più rileva, orientamento sessuale".

(26 novembre 2011)

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