La morte di Brenda faccia riflettere tutte

Ufficio stampa Arcigay - Proprio nell’11° Giornata mondiale del Transgender Day of Remembrance, che dall’assassinio di Rita Hester a Boston nel 1998, ricorda come siano profondi e diffusi i pregiudizi e le discriminazioni nei confronti delle persone transgender, si apprende che Brenda, persona transgender coinvolta nell’affaire Marrazzo, è stata trovata morta.

Questa coincidenza dovrebbe far riflettere la politica, i mass media, l’opinione pubblica come siano state umiliate in questo periodo le persone transgender, che purtroppo sono costrette in molti casi, soprattutto se non italiane e senza permesso di soggiorno, a prostituirsi.

Tutta la vicenda si tinge ora dei colori scuri del dolore e della rabbia per chi, come le associazioni trans e omosessuali, tutti i giorni cerca di far comprendere che, con pochi e semplici provvedimenti legislativi e azioni sociali, migliaia di persone trans potrebbero non vivere più nell’emarginazione e in preda alle organizzazioni criminali.

Ci auguriamo che sia fatta presto luce su questa tragedia, che la Procura di Roma ha iscritto come omicidio volontario.

Rimane il fatto che Brenda è l’ulteriore vittima di un’irresponsabile spettacolarizzazione di realtà complesse, trattate come sempre dai media per soddisfare audience e vendite di copie, in cui non si rispettano dignità, difficoltà, storie personali contrassegnate da discriminazioni e violenze di tutti i tipi.

Aurelio Mancuso, presidente nazionale Arcigay

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ROMA - L'autopsia compiuta oggi sul cadavere di Brenda, la trans trovata morta ieri nel suo appartamento a Roma, ha confermato che il decesso e' avvenuto per asfissia da ossido di carbonio sprigionatosi nell'incendio divampato nella sua abitazione. La tac ha anche evidenziato che sul corpo del trans non sono presenti lesioni. Continua a leggere questa notizia
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Il materasso del letto matrimoniale semibruciato al punto da rendere visibili le molle. Accanto una valigia, mentre in fondo a sinistra una scala che conduce a un soppalco. Cosi' appare l'appartamento del transessuale Brenda, morto ieri in via Due Ponti, a Roma, dove oggi c'e' stato un nuovo sopralluogo della polizia scientifica e degli uomini della Squadra mobile della Questura. In fondo all'appartamento, inoltre, si trova una sedia di legno e un tavolo sul quale ci sono alcune bottiglie. I segni piu' visibili dell'incendio si concentrano nella zona a sinistra, rispetto all'ingresso, nel piccolo monolocale. Sotto al letto sembra esserci un filo elettrico e poco distante un paio di stivali completamente bruciati. La zona del lavabo sembra essere integra, cosi' come l'unica finestra che e' chiusa.
SI CERCA SECONDO CELLULARE DI BRENDA - Gli inquirenti che indagano sulla morte di Brenda stanno cercando di trovare un secondo telefono cellulare che il transessuale avrebbe posseduto. A far ritenere che la trans avesse un altro apparecchio telefonico sono alcune testimonianze, dalle quali emerge che Brenda avesse piu' di un cellulare, ed il furto di uno di questi apparecchi l'8 novembre scorso, durante un'aggressione. Ieri, nel sopralluogo compiuto nell'abitazione di via Due Ponti, gli investigatori hanno cercato il secondo presunto telefono anche nei bidoni dell'immondizia. Il procuratore aggiunto Giancarlo Capaldo e il sostituto Rodolfo Sabelli attendono i risultati delle analisi tecniche disposte sul computer trovato in un lavandino con il rubinetto aperto e il completamento delle operazioni di riscontro di impronte nel monolocale.
LA TESI DELL'OMICIDIO - E' l'omicidio la tesi piu' probabile dietro la morte della trans Brenda. A questa prima conclusione sono arrivati gli inquirenti romani dopo i primi accertamenti ma al riguardo c'e' molto riserbo. Di sicuro Brenda, il cui vero nome era Wendell Mendes Paes, era viva alle 2.30 della scorsa notte. E' una delle poche certezze in mano agli investigatori, dopo aver sentito il tassista che ha portato a casa la trans dalla zona dell'Acqua Acetosa, dove aveva battuto, fino a casa, in via dei Due Ponti, dove poi e' stata trovata carbonizzata. L'uomo ha anche raccontato che la trans, quando e' rientrata a casa, era da sola.
Allo stato il procuratore aggiunto Giancarlo Capaldo ed il sostituto Rodolfo Sabelli esaminano gli elementi acquisiti in una scena che gli inquirenti stessi definiscono ''equivoca'': il computer nel lavandino, le fiamme che avevano distrutto solo un borsone, il condizionatore e parte del materesso, Brenda riversa in terra, completamente nuda. Inoltre il portone d'ingresso era chiuso con una mandata, e non sono state trovate tracce visibili di colluttazione e di altre presenze in casa. Non ci sarebbero inoltre farmaci o barbiturici. Comunque i magistrati torneranno nel piccolo monolocale per ulteriori controlli. Se chi ha messo il computer di Brenda sotto il getto d'acqua del lavandino lo ha fatto sperando di distruggerne la memoria, ha probabilmente commesso un errore. Perche' anche se bagnato, sottolineano fonti investigative, e' possibile recuperare il contenuto dell'hard disk: ed e' quello che gli esperti faranno nei prossimi giorni, quando la procura avra' deciso chi dovra' eseguire i rilievi tecnici. Gli inquirenti, preso atto delle testimonianze in base alle quali Brenda non avrebbe voluto sparire, ne' suicidarsi (''aveva paura della vita - ha detto qualcuno - non della vicenda in cui era finita'') hanno gia' disposto una consulenza tecnica sul computer per verificarne il contenuto.
Parallelamente i pm stanno ora valutando sotto un'altra veste la fine di Gianguarino Cafasso, il pusher dei transessuali che gravitano nella zona di via Gradoli, morto all'inizio di settembre per un'overdose. A piazzale Clodio sono attesi per i prossimi giorni gli esiti finali degli accertamenti autoptici e non e' escluso che anche per quel decesso si possa configurare un'ipotesi omicidiaria..
''L'hanno ammazzata, non so chi. Stava male psicologicamente, voleva tornare in Brasile: ora devono trovare chi ha fatto tutto questo''. A parlare, visibilmente scossa, e' Barbara, un transessuale brasiliano amico di Brenda. ''Ieri con Brenda ci siamo incontrati in un parcheggio, abbiamo bevuto un bicchiere di Ballantyne's, poi lo abbiamo lasciato in casa a vedere la televisione'', dice Barbara. Il trans brasiliano ha affermato inoltre che ''ne' Polizia ne' Carabinieri hanno fatto nulla'' spiegando che ''tutti i trans che abitano in questa zona sono a rischio di morte, abbiamo molta paura dei romeni''.
Brenda era stata coinvolta il 9 novembre scorso in una rissa con alcuni stranieri dell'est Europa avvenuta in una strada della zona Cassia. Brenda fu trovata in terra con alcune escoriazioni e in forte stato di alterazione emotiva da una pattuglia dei carabinieri chiamata da un passante. La transessuale, che urlava frasi sconnesse ed era ubriaca, denuncio' di essere stata derubata di borsa e cellulare.
DI PIETRO: SECONDO ME NON E' OMICIDIO, CAUTELA - ''Da ex Pm e investigatore mi permetto di dissentire da chi, in queste ore, con molta superficialita' e tempestivita', ha gia' dato per certo che il transessuale Brenda sia stata uccisa'': cosi' Antonio Di Pietro leader di Idv. ''Gia' si sta scatenando la rincorsa per individuare il presunto omicida ed il movente. Ma siamo certi - si domanda - che si tratti di omicidio e non di una tragicissima e personalissima storia di alcol, farmaci e droga che aveva 'inzuppato' il transessuale Brenda, fino a portarla ad una morte provocata da essa stessa? Faccio questo appello alla cautela perche' non vorrei che, ancora una volta, ricerchiamo colpevoli anche quando questi non ci sono. In questo senso anche l'affermazione di quel Pm che si sarebbe lasciato sfuggire che si tratterebbe di un omicidio, o non e' mai stata resa effettivamente, o e' stata anch'essa intempestiva''.
UN'AMICA: BRENDA AVEVA FOTO MA DISTRUTTE - ''Non so niente di video, al massimo poteva avere delle fotografie che pero' ha buttato''. E' quanto ha detto China, la transessuale amica e vicina di casa di Brenda, il viado coinvolto nel caso Marrazzo e trovato morto ieri mattina nel suo appartamento di via Due Ponti a Roma. China ha inoltre confermato che, per quanto ne sa', Brenda ''beveva molto e prendeva medicine per dormire. Ecco perche' penso a un incidente e non che sia stata uccisa''. China ha portato sulla porta dell'abitazione di Brenda un mazzo di margherite bianche e le ha deposte ai piedi dell'uscio in lacrime. Poi e' andata al supermercato a comperare della candele ed e' rientrata in casa sua. ''Povero Marrazzo, lui non aveva nessuna colpa. E poveri anche noi - ha aggiunto China - dopo che la storia aveva preso una certa direzione, stavamo ricominciando tranquille: ma ora dopo quello che e' successo... Maledetto quel giorno. Io comunque non ho paura''. Un altro trans, invece, ha detto di essere molto spaventata: ''Un uomo, italiano - ha raccontato - mi ha detto di stare zitta, di non parlare. E una volta per strada mi si e' avvicinata una macchina e un uomo al finestrino mi ha fatto con le dita il gesto della pistola''.
BARBARA: NON VOGLIO MORIRE COME BRENDA - ''Non voglio morire come Brenda, non voglio fare la sua fine''. Lo ha detto Barbara, una transessuale di Via Due Ponti, nel corso di una conferenza stampa in Largo Sperlonga, a poche centinaia di metri da dove e' stata trovata morta la trans coinvolta nel caso Marrazzo, organizzata dalla presidente di Gayproject, Imma Battaglia, e dalla presidente dell'Associazione Libellula per i diritti dei transessuali, Leila Daianis. ''Ho paura - ha proseguito - ieri c'era una persona in motorino che mi aspettava, non so se era forse un carabiniere, ma io sono scappata via e sono salita su un autobus. Adesso quello che chiediamo e' protezione. Siamo trattati come dei mostri e non lavoriamo piu'''. Alla domanda se conoscesse il pusher Gianguarino Capasso, Barbara ha risposto tra le lacrime: ''Tutti lo conoscevano''.
NATALIE: NON HO PAURA, FORSE IN PC BRENDA SECONDO VIDEO - ''Sono tranquilla. Non ho paura perche' non ho fatto nulla''. Lo ha affermato il transessuale Natali', coinvolto nella vicenda Marrazzo, lasciando la sua abitazione in via Gradoli a Roma. ''Non ero amica di Brenda - ha aggiunto - non l'ho mai conosciuta. Non so se l'hanno uccisa''. A chi gli chiedeva se stesse andando in questura, la trans ha risposto: ''no. Mi sto recando dal mio avvocato''. Se credo al suicidio di Brenda? Non lo so. Se e' successo quello che e' successo a lei, puo' darsi che sia perche' ha fatto qualcosa. Io non posso dirlo. Nessuno sa la verita' e io non posso dire una cosa che non so''. E' quanto ha affermato il transessuale Natalie nel corso di un'intervista al Tg2 delle 13 in merito alla morte del viado coinvolto nel caso Marrazzo. ''Puo' darsi che si e' ammazzata, puo' darsi che qualcuno... - si e' interrotta - Ma questa non e' una cosa che mi riguarda, io non c'entro niente, bisogna vedere la perizia''. Alla domanda di un giornalista se avesse visto o meno il secondo video di Marrazzo, Natalie ha risposto di no: ''Non l'ho visto, sono cose che si dicono in giro, pero' nessuno sa la verita'. Se il secondo video era sul computer di Brenda? Dicono di si'''. Due morti pero' sono una cosa un po' strana, le suggerisce il giornalista: ''Strano e' strano - ha aggiunto - pero' io non posso dire... Non e' che ho rapporti di amicizia con quelli... che abitano la' sopra, sono di qua, conosco qualche mia compaesana. Mi dispiace veramente perche' quello che e' successo non si augura a nessuno. Io non ho amicizia con lei, la conosco perche' e' mia compaesana. Se lei si ubriaca come hanno detto la prima volta i giornali quando la polizia l'ha presa e' una sua cosa privata. Se lei si droga o se lei e' malata sono cose sue. A me non me ne frega - ha concluso allontanandosi dalle telecamere - A me importa di me stessa''. (ANSA)

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