Del nostro destino e della nostra coerenza

Che sarebbe finita in sceneggiata ci avrei scommesso i risparmi che non ho… Allora, in sintesi la Binetti è stata cattiva, non doveva fare le dichiarazioni sugli omosessuali radicati che possono diventare pedofili, ma ha diritto di dire tutto ciò che vuole perché il PD è un partito plurale, firmato Walter Veltroni. Posizione condivisa sia all’interno che all’esterno del PD.
Come si fa ad essere d’accordo? Come può una persona omosessuale cosciente, emancipata, con responsabilità politiche o associative aderire ad un atteggiamento politico gravissimo, che in pratica derubrica le offese alla dignità delle persone lgbt come peccati veniali?
Mi spiace, il nostro dissenso è profondo ed è squisitamente politico e sociale. In nome di nessuna tattica è possibile permettere ad alcuno di tamponare con sufficienza e quasi fastidio, i continui attacchi della campionessa dell’omofobia italiana. Il problema non sono le posizioni della Binetti, che per quanto ci riguarda sono non scusabili e su cui stiamo predisponendo una precisa e documentata azione legale. Il tema è come un partito di centro-sinistra possa affermare che le posizioni della Binetti, seppur orrende e condannabili, sono compatibili con la natura stessa del partito.
È vero che in questo paese viviamo una realtà capovolta rispetto alle società moderne, non solo occidentali, ma qualcuno mi spiega con capacità solidamente argomentative, come una dirigente e parlamentare del PD possa affermare che i gay sono malati, potenzialmente pedofili e suscitare un coro di difesa della sua libertà d’espressione?
Non è forse vero il contrario, ovvero che l’impegno concreto di questo partito nei confronti dei diritti e delle tutele delle persone LGBT è assolutamente insufficiente e lacunoso e che questo è grandemente determinato dalla necessità di non mettersi in rotta di collisione, non con la chiesa cattolica, ma con i potentati economici e sociali governati dalla gerarchia cattolica, ridiventata influente grazie al truffaldino obolo dell’8 per mille?
Rispetto e sostengo il lavoro parlamentare di Paola Concia, impegnata tra l’altro, in questo momento a portare avanti l’estensione della legge Mancino per i reati d’odio contro le persone lgbt, ma è chiaro che la sua azione è fortemente compromessa dalla presenza oppressiva di un’area politica e culturale interna al PD che si rifà al cattolicesimo integralista. Per favore, non mi si diano lezioni sull’importanza del confronto e dialogo con il cattolicesimo italiano, che conosco assai meglio di tanti novelli baciapile. La Binetti non è la rappresentante della tradizione cattolica democratica, che dal dopo guerra ha contribuito alla rinascita di questo paese e che in alcuni casi ha difeso con più autorevolezza la laicità dello Stato rispetto ai semper timorosi comunisti italiani.
Registriamo, inoltre, con stupore, l’entusiasmo di esponenti del movimento per le odierne prese di posizione del Segretario del PD. Si afferma che visto quello che è accaduto oggi è finalmente possibile istituire tavoli bipartisan per mettere insieme centro destra e centro sinistra al fine di far approvare alcune leggi. Davvero la politica è oggi diventata solamente pubbliche relazioni e annunci ad effetto che non hanno alcun fondamento reale? La serietà, il lavoro quotidiano nel paese, l’ascolto e l’assunzione in carico delle tante sofferenze ed insofferenze di migliaia di gay e di lesbiche non conta nulla? Davvero si può a cuor leggero evocare improbabili scenari che cancellano la dura realtà, ovvero che le forze in campo, gli equilibri parlamentari, le posizioni politiche egemoni ci dicono che si sta parlando del nulla?!
Ci sono gay e lesbiche che sono impegnate dentro il PD e in altri partiti affinché si affermino finalmente politiche concrete a favore delle persone lgbt. Ammiro il loro improbo compito perché il tempo che viviamo gioca contro. L’autarchia valoriale del centro sinistra e della sinistra in generale, non alimentano ottimismi. Per questo sosterrò sempre il difficile lavoro dei gay e delle lesbiche impegnati nei partiti, perché sono un presidio necessario per non lasciare campo libero alle indistinte marmellate.
Ma senza il movimento, senza l’aggregazione di un vasto consenso dentro il popolo LGBT la loro azione sarà sempre debole, ostaggio di lobby ben più potenti, ad iniziare dall’Opus Dei. Per questo il lavoro di Arcigay è decisivo, anzi sempre più urgente, anche nella ricerca di una maggiore agilità di azione e di distacco da visioni tardo ideologiche. Tutto il contrario di chi pensa che la politica italiana possa farcela da sola, che basti far pressione su questo o quel dirigente politico, inviare una lettera aperta e stop. No, la politica italiana, tutta, non ce la fa! È per questo, che il nostro destino dipende ancora sempre da noi stesse e da noi stessi.
Se oggi Veltroni ha potuto fare affermazioni stupefacenti è perché siamo ancora percepiti come non significanti, e questo ci riguarda tutte e tutti. Basta con le scorciatoie politiciste, solo il nostro diretto protagonismo cambierà questo paese e, questa riflessione, in un momento di generale difficoltà economica, sociale e morale del paese, dovrebbe coinvolgere tutto il movimento, anche quelle aree distanti da noi, e da qualche tempo confliggenti. È precisa responsabilità collettiva assurmerci in toto i conflitti e in questo caso sarebbe bene ritrovare, con reciproco sforzo d’umiltà e d’ascolto.

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