MOSCA. 13 ARRESTI AL GAY PRIDE

Un’ottantina di persone manifestava pacificamente per i diritti gay davanti al Conservatorio lunedì 02 giugno 2008 , di il Messaggero

MOSCA Lanci di uova, insulti, croci e icone brandite come cornetti antisciagura, e 13 arresti tra i militanti anti-gay. Ma anche 36 manifestanti sono stati fermati. Se a Roma si nega la Piazza San Giovanni alla sfilata, a Mosca e dintorni “Gay pride” resta sinonimo di disordini. E non fa ancora rima col rispetto dei diritti civili di cui il neopresidente Medvedev s’è fatto alfiere. Proprio a lui nelle scorse settimane si erano rivolti i leader della comunità gay russa con una lettera aperta, sperando di trovare ascolto dopo i rimproveri sui diritti umani giunti a Mosca da Amnesty International. Niente da fare. Silenzio dal Cremlino e, come nei due anni passati, njet alla sfilata dal sindaco Luzhkov: «Non possiamo garantire la sicurezza». Per lui, il pride è «opera di Satana», i suoi partecipanti «armi di distruzione di massa» dell’Occidente, «pervertiti che corrompono la società tradizionale». Al suo fianco la Chiesa Ortodossa, sempre più influente, che agita gli spauracchi della difesa della famiglia e la crisi demografica nel paese. C’erano anche gruppuscoli ultraortodossi, anti-abortisti e qualche sacerdote, ieri mattina, insieme a decine di poliziotti e forze antisommossa, a circondare il manipolo (esiguo) di rappresentanti della comunità gay e lesbica russa, che ha deciso di sfidare il divieto. L’anno scorso finì a manganellate, feriti, il fermo dell’europarlamentare italiano Cappato con Vladimir Luxuria. Quest’anno, un passo avanti. Caricati su un furgone e arrestati sono stati alcuni oltranzisti religiosi (inclusa qualche vecchietta), dopo aver tentato di aggredire un dimostrante al grido: «Pederasti, il vostro posto è all'inferno».Si celebrava ieri in Russia, per inciso, la Giornata della Difesa del bambino. A Mosca un’ottantina di persone manifestava pacificamente per i diritti gay davanti al Conservatorio. Un secondo, esiguo gruppo, di fronte al Comune sulla centralissima Tverskaja, la via dello shopping di lusso, riusciva a far sventolare da un palazzo un enorme striscione: “Diritti per gay e lesbiche russe – l’omofobia del sindaco in tribunale”. Subito strappato da poliziotti in borghese. Agli organizzatori del pride è arrivata la solidarietà del sindaco di Parigi Delanoe. Vita dura per gli omosessuali russi, tra tabù e discriminazioni nella società, sul lavoro e nell’educazione: la legge non le punisce. E alle tolleranti Mosca e Pietroburgo si oppone il “buio” della provincia. La storia non aiuta. La Rivoluzione sovietica porta un po’ di libertà, poi Stalin col famigerato Articolo 121 punisce le relazioni tra persone dello stesso sesso: prigione da 5 a 8 anni, lavori forzati, cliniche psichiatriche. Mille colpiti l’anno fino al 1989. Dal 1993 l’omosessualità non è più reato. Ma la strada è ancora lunga.

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